Il cuore e i polmoni sono organi che lavorano in asse e la loro efficienza ha un peso significativo sulla salute dell’intero corpo. Se il cuore è spesso oggetto di controlli anche su persone sane, i polmoni lo sono molto meno. Infatti, se la misurazione della pressione e l’elettrocardiogramma sono conosciuti da tutti, molto meno nota è invece la spirometria, grazie a cui è possibile valutare l’efficienza dei polmoni.

Durante la spirometria bisogna espellere con forza tutta l’aria che si ha nei polmoni. 

cos’è la spirometria

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Di semplice esecuzione e non invasiva, la spirometria è un esame che offre un riscontro sulle condizioni di salute dei polmoni. Il medico può prescriverla per confermare la sospetta presenza di una patologia, per stabilire la gravità di una malattia respiratoria già diagnosticata o per seguirne la sua evoluzione nel corso del tempo. Inoltre, è utile anche a valutare l’efficacia delle terapie somministrate. “Sono due le tipologie di problema che possono emergere ed essere tenute sotto controllo con la spirometria: da un lato ci sono le malattie provocate da un’ostruzione delle vie aeree e dall’altro le cosiddette ‘sindromi restrittive’, che sono contraddistinte dall’impossibilità da parte dei polmoni di espandersi come dovrebbero a causa di impedimenti di varia natura” spiega il professor Alessandro Zanasi, pneumologo e responsabile del Centro della Tosse del Primus Forlì Medical Center. A ostacolare i normali movimenti di questi organi può essere una malattia come la fibrosi polmonare oppure patologie che determinano la costrizione della cassa toracica. A ostruire le vie aeree sono per esempio malattie quali l’asma e la Bpco (broncopneumopatia cronico ostruttiva).